Ricordi di profumo

La via delle essenze continua

Di seguito una breve impressione letteraria, a me cara, che mi è tornata alla mente e sono andata a ricercare.

Risale all’estate 2020, quando la scrissi, intitolandola: “Il pot pourri”.

Buona lettura!

Il pot pourri

La sala della vecchia casa era bianca, asettica.

Mi metteva soggezione, una leggera ansia.

Le tende dritte, candide, pulite facevano trapassare, sul pavimento di marmo chiaro, i raggi del sole perfetti e perpendicolari.

Nell’ultima anta in fondo del mobile appoggiato alla parete, si apriva un varco di colore.

Si trattava di una ciotola di terracotta smaltata in rosa antico.

Conteneva fiori secchi.

Un pot-pourri di cui, lungo gli anni, non ne ho trovato uno paragonabile.

Aprivo quello scrigno gigante – per le mie mani bambine, il mobile della sala anonimo e distante, per dischiudere quel mondo antico.

Il profumo di quei fiori oramai avvizziti mi ricordava mia mamma.

Mi lasciava annusare e poi richiudeva l’anta; un piccolo rito di qualche istante!

Quel profumo era rassicurante, soave, delicato, dall’energia campestre.

Un odore unico, irripetibile.

Esso apriva a una possibile libertà: la sentivo confortante espandersi in mezzo al petto, era il coraggio di vedere la vita bella e di smettere di aver paura di affrontarla.

Un odore talismano.

Dopo molti anni, riaprii quello sportello e i fiori, che erano ancora lì, detentori atavici della loro fragranza, la sprigionavano quale sottile memoria che permeava l’aria piccola, rinchiusa nel mobile.

Li buttai, certa che il loro aroma mi avrebbe accompagnata per il resto della vita.

Svuotai la ciotola di terracotta. Il suo colore rosa antico aveva impresso quel profumo, come una collana in cui ogni perla è legata alla precedente e alla successiva da una frazione infinitesimale di essenza olfattiva.

 

Epilogo

Alla fine dell’estate di quest’anno, incontrando un mio posto del cuore (torno con una certa cadenza a trovare i posti a me cari), avvertii, lungo il sentiero una fragranza molto simile a quella dei fiori secchi della ciotola rosa antico.

Si trattava, per l’appunto, di essenze vegetali oramai sfiorite, prive di linfa ma ancora in grado di sprigionare un aroma intenso.

Così, mi permisi di raccoglierne un pò.

Tornata a casa, separai i fiori dagli steli e li si sistemai, soffici e spumosi, dentro una ciotola.

Traboccavano.

Ora, la ciotola non è più racchiusa dentro un mobile ma accampa, in bella vista, su di uno scrittoio bianco che si fa profumare di selvatico e di antico.

 

Grazie per esserti soffermato a leggere e ad annusare!

 

 

Sveva

 

Photo credit’s Sveva Borghini



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