Animali di parole e Eclissi si incontrano

 

Una delle urgenze odierne più spiccate riguarda le relazioni, anche quelle intrattenute con animali non umani. C’è il desiderio e il bisogno che esse siano il più lineari possibili: niente sorprese, nessuna sbavatura.

Il cane (quale animale preso ad emblematico esempio di tale tipo di rapporti) deve saper stare nei tempi e negli spazi adeguandosi spesso – molto più spesso di quanto si creda! – alle esigenze frenetiche e discontinue dell’animale umano, che ne dovrebbe detenere la cura.

 

Ma la relazione è come un mare che lambisce una riva: fatto di ritmo (di un andare e tornare incessanti), di increspature più o meno evidenti, di onde alle volte blande e altre più potenti. La relazione è uno spazio dialogico così come il mare comunica e si modifica ponendosi in contatto con la Luna, con il vento, divenendo più caldo grazie al sole e, infine, levigando la riva sulla quale costantemente si appoggia donando e ricevendo sempre qualcosa.

 

Ci vuole un setaccio!

 

Sulla battigia il mare accumula dei tesori: conchiglie, piccoli sassi, legni levigati, vetrini colorati… Non sempre tutto questo materiale si dispone ad essere visto a un primo sguardo, così come accade nel tempo – spazio relazionale di uno scambio interspecifico (ossia intessuto tra soggetti di specie differenti, per esempio tra un animale umano e un animale non umano).

L’uomo, passeggiando su questa riva d’incontro, può godere a pieno e vivere nel profondo tutte le sfumature e le esperienze che la relazione offre ai soggetti in essa coinvolti. Può cogliere quei doni del mare, godere della loro bellezza, commuoversi e meravigliarsi, non più e non solo in un’ottica gestionale di controllo, piuttosto in uno stare condiviso aperto e alla pari.

 

 

Incontrarsi attraverso la scrittura

 

Mi ha sempre molto incuriosito quel particolare fenomeno che, prima o dopo, conduce gran parte ci coloro che operano a sostegno delle relazioni interspecifiche (penso a: educatori e istruttori cinofili, veterinari, etologi ecc…) ad avvicinarsi alla scrittura dopo aver abitato per un po’ questo campo di scambio relazionale profondo.

Probabilmente, le motivazioni sono differenti e declinate alla soggettività di ognuno ma pare che:

  • Ci sia una spinta a tenere traccia non solo mnemonica ma anche relativa a nuove e diverse connessioni neurali, emozionali e percettive che emergono durante la relazione;
  • Ci sia un interesse divulgativo e di condivisione rispetto alle esperienze vissute in prima persona;
  • Si tracci una direzione verso un moto più intimo e profondo volto alla crescita interiore che interessa, in diverse maniere, tutti i soggetti coinvolti nel dialogo relazionale interspecifico.

 

È così che io e Stefania Perinelli ci siamo re – incontrate, all’interno di questo flusso di tracce cartacee (e non solo!) di parti di noi.

Le due nostre creazioni letterarie: Animali di parole e Eclissi si sono fatte ponte, punto di incontro e di scambio che, dopo un po’ di anni, ci ha posto nuovamente in dialogo. Il nostro baratto si è presentato, sin da subito molto vivo e aperto. Siamo diverse, a tratti accumunate, curiose, portatrici di domande l’una per l’altra.

 

 

 

Quando i libri dialogano

 

Così, anche i nostri testi hanno iniziato a comunicare tra loro, partendo da un background comune, le due opere si sono diramate prendendo strade differenti ma complementari.

Ciò che più mi ha affascinato è che entrambi i testi si fanno portavoce di un’“urgenza del dire”; c’è il bisogno molto forte di fissare dei punti, di dichiarare quali siano quelli fondamentali sui quali far dapprima germogliare e poi fiorire una relazione sana e benefica con l’Altro, l’animale non umano.

Un’altra caratteristica che accomuna Animali di parole e Eclissi è la pluralità di linguaggi presenti in essi: quello delle parole che si intreccia a quello delle immagini.

Nel mio testo, come ho avuto modo di raccontare in più occasioni, ho scelto di intessere un dialogo con l’idioma pittorico: schizzi, uso dei colori, disegni figurativi, espressivi e estemporanei risultano ben allineati alla scrittura “del sentire” che li accompagna. Il mio compagno di avventura è stato l’amico- artista Alessio Bonini che ancora una volta ringrazio.

In Eclissi, Stefania ha scelto, invece, di condividere il progetto con una giovane fotografa: Sofia Rosamilia. L’opera è costellata (è il caso di dirlo, dato il titolo!) da scatti che esaltano le diverse sfumature che caratterizzano la complessità vasta e affascinante della relazione interspecifica. Inoltre, mentre in Animali di parole si è prediletto il colore, le foto di Sofia pongono in evidenza la scala di grigi data la tecnica utilizzata del bianco e nero. Una scelta di grande impatto che si collega, attraverso una sottile metafora simbolica, al titolo Eclissi, appunto.

L’eclissi un fenomeno astrologico largamente conosciuto, diviene qui un modo d’essere, una proposta: e se l’animale umano rinunciasse per un po’ a essere il protagonista, il Sole, il centro di tutto, anche nelle relazioni? Cosa succederebbe? Chi potrebbe emergere dall’ombra?

L’occhio si apre verso uno spazio nuovo e un soggetto altro: l’animale non umano che, oramai da troppo tempo, ricopre un ruolo sottoposto, minoritario, di secondo piano sfociando anche in derive pericolosamente reificanti.

 

Come accennavo più sopra, la spinta che ha dato vita a queste due opere letterarie risulta essere forte e potente, è come scuotere a un risveglio, un richiamo a intuire che c’è dell’altro, che esiste un Oltre.

 

Il libro di Stefania lo percepisco come qualcosa di essenziale: un dizionario. Un testo di base, nel senso di fondamentale. Un vademecum da consultare.

In esso, infatti, sono raccolti i concetti – fatti carne, vita e esperienze – che fungono da fulcri di una relazione consapevole e alla pari con l’Altro.

Tra i vari, voglio ricordare quello di:

  • Relazione che porta con sé l’arte dell’osservare e dell’osservarsi nell’incontro e nello svolgersi della relazione stessa, costituita da tanti piccoli momenti, da minuscole quotidianità che però formano una storia unica ed irripetibile;
  • Ispirazione che ricorda quanto tutto, sempre, ci sostenga. Gli animali, le piante ci insegnano ponendosi quali maestri generosi e spontanei se solo ci predisponiamo ad accogliere i loro insegnamenti. Lasciarsi ispirare significa aprirsi a nuove e differenti possibilità, a creare, a intrecciare percorsi, sguardi e vite;
  • Esperienza. A partire da essa si generano occasioni, avventure, si conosce, si “tenta” il mondo, si osa essere anche se stessi intrecciandosi con l’Altro, ponendosi in ascolto e in connessione con tutto ciò che ci circonda. Delle ricche esperienze possono renderci nuovi!

 

Ho scelto questi tre specifici richiami da Eclissi in quanto trovo che un sottile filo rosso li connetta ai racconti contenuti in Animali di parole.

Se la scrittura di Stefania porta il focus sull’essenzialità – potente e pulita – dei fondamentali che stanno alla base di una relazione profonda e consapevole, le mie parole volgono a un sentire, a un percepire esperienze vissute assieme al bosco, all’animale non umano, all’energia dell’incontro. Le storie di Animali di parole si ispirano al lato poetico della vita di tutti i giorni che, anche se sottile, persiste e resiste ed è coglibile e maneggiabile. Le relazioni che quindi si intesseranno andranno oltre il tempo e lo spazio, permanendo nella scrittura, cogliendone ogni volta un nutrimento nuovo da poter mettere in pratica.

L’opera di Stefania risulta, al mio sguardo, diretta, netta, chiara nell’esprimere i suoi intenti di fondo, generata sicuramente da un lavoro organico, curato e armonioso.

Animali di parole è un lavoro di bottega, come amo sempre dire! È una creazione artigiana che fa emergere la traccia di un percorso personale e intuitivo praticamente senza fine, è un tentativo di curare un testo dall’inizio alla fine senza intermediari e per questo palesa con onestà anche la fallacia che caratterizza la natura umana.

 

 

Carta e inchiostro, perché?

 

Certo, la scelta che ha accomunato me e Stefania può sembrare azzardata ad un primo sguardo, pensando all’epoca contemporanea in cui tutto o quasi è digitalizzato e dove il numero dei lettori si è drasticamente ridotto.

Già solo per questo, definirei la nostra scelta un’azione ribelle: tornare al bello della carta da sfogliare (nel caso di Stefania si ravvisa anche una scelta etica dato che la stampa è su carta riciclata!) e al buono del tempo lento della lettura. Qui vengo richiamata a soffermarmi sul simpatico acronimo “SoSte” derivante dall’unione delle prime due sillabe dei nomi di Sofia e di Stefania. Ma oltre a ciò esso è un invito. A rallentare, a fermarsi un momento, chiudendo fuori dalla porta la frenesia che contraddistingue oramai l’esistenza di questi tempi.

Mi piace pensare al libro ancora come a un’entità e non a un prodotto; il libro come portatore di valore, come un oggetto parlante, nutriente, sempre disponibile, concreto perché fatto di carta e inchiostro una porta che, seppur piccola, può aprire all’Universo.

 

 

Non resta che augurarvi buona lettura e buon viaggio!

 

 

 

 

 

 

Sveva



scrivimi
Copyright © All rights reserved. Stefano Borghini Design