L’arte di distillare: parole e essenze

Locandina evento c/o Parco della Maggiolina (Sp)

 

Questo “breve” articolo è un invito.

Lunedì prossimo, 20 settembre, parteciperò, assieme a Margherita Bertella, Rosa Anna Ianni, Elisa Ghiorzo e Giulia Billante, alla presentazione di Cortecce, la mia raccolta poetica pubblicata la scorsa estate ed edita da Carneviola Edizioni. (vedi locandina!)

Ma al di là di questo, la particolarità dell’incontro sarà quella di portare attenzione sulla connessione tra la poesia e gli oli essenziali: essenze naturali estratte dalle piante.

Ciò che accomuna questi due elementi è un processo: quello di distillazione.

Infatti, nello scrivere versi poetici si fa opera, certosina, di selezione dei termini più idonei, risuonanti ed esatti utili ad esprimere quella data sensazione o emozione. Così, come nel concreto, per ottenere gli oli essenziali è necessario utilizzare lo strumento dell’alambicco che consente di separare la parte più grossolana da quella leggera e volatile della materia prima in esso inserita al fine di far fuoriuscire, per mezzo della corrente di vapore, le preziose stille aromatiche.

 

È in questo modo che l’atto del distillare diviene metaforica arte e sapiente pratica ampliando la percezione della realtà, assorbibile, grazie e attraverso, i differenti sensi.

 

Quando si stimola l’olfatto

 

Sin dalla notte dei tempi, il senso principale e più utilizzato nell’essere umano è la vista. L’uomo nasce come raccoglitore, per questo ancora oggi, siamo attratti dai colori vivi, più accesi quali, per esempio, il rosso o il giallo soprattutto se li rintracciamo in natura, se li identifichiamo come frutti da prendere. Si tratta di meccanismi atavici che risvegliano il nostro istinto di sopravvivenza.

In realtà, anche la memoria olfattiva ha una sua valenza; essa appartiene alla memoria sensoriale, fortemente connessa ai ricordi e all’apparato emozionale.

Quante volte un odore particolare o un profumo intenso ci ha fatto rinvenire alla mente una scena potente vissuta nel più lontano o recente passato?

Pertanto, non bisogna dimenticarci della potenza evocativa degli altri quattro sensi e qui, nello specifico, quella appartenente all’olfatto il quale combinandosi con letture poetiche può permettere un’esperienza letteraria a tutto tondo.

Provare per credere!

 

Dalla poiesis alla parola materica di Munari

 

Scrivere poesia è compiere un’azione concreta. Ce lo ricorda la sua etimologia: dal greco “poieo” che rimanda ad un concreto produrre, così come anche nel sanscrito emerge il significato di “generare” qualche cosa attraverso la poesia.

Intesi in questo senso, i componimenti poetici sono vere e proprie esperienze, sentite e vissute carnalmente.

La poesia atterra al suolo, si fa quotidiana compagna, azione dell’utile.

Questa concezione ben si riallaccia con ciò che sosteneva un grande artista ed intellettuale italiano del secolo scorso: Bruno Munari. Egli considera la parola come una materia dotata di sue specifiche proprietà e regole di gestione. Essa risulta essere una materia duttile e modellabile, plasmabile ma soprattutto in grado di offrire una grande opportunità di sperimentazione.

 

Con queste premesse, il reading che verrà proposto diventerà un momento laboratoriale in cui la figura dello scrittore si fonderà e mescolerà con quella del lettore e viceversa, esprimendoci attivamente nella magica libertà offerta dalla pratica poetica!

 

Setting di un’esperienza laboratoriale

Vi aspettiamo!

 

 

 

Sveva



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