Una settimana per scrivere: la vita che si fa parola – il desiderio perpetuo.

La scorsa domenica facevo ritorno da Anghiari – città dell’autobiografia.

Lì, ho preso parte alla settimana estiva organizzata dalla LUA: Libera Università dell’Autobiografia che ha sede proprio nel piccolo borgo toscano.

Una vita passata al setaccio della scrittura

Trascorrere ben 7 giorni a scrivere dal mattino alla sera mi ha permesso di sperimentare una nuova dimensione, quella della Vita che si fa traccia, che lascia segni, solchi di parole assumendo, almeno per me, un gusto decisamente pieno.

Infatti, proprio lì ho scoperto che sarebbe un mio desiderio poter vivere così: scrivendo.

Cioè, in realtà questo lo sapevo già, ma intendo proprio vivere ogni giorno, ogni ora scandita dallo scrivere. Per fare questo però serve un tempo dilatato, un paesaggio disteso in colline che sfumano dal paglierino al verde chiaro per entrare nello scuro fitto del bosco; vedute che si facevano assaporare dall’antico Castello dei Sorci – sede delle sollecitazioni letterarie che abbiamo vissuto (io e il resto del gruppo). Ma dicevo, per scrivere tutto il giorno, per parecchi giorni di fila serve una dimensione che prepari, che predisponga a questo, uno spazio-tempo lentissimo in cui nulla possa trascinare via da quel momento presente.

Probabilmente, il difficile è ricreare questo stato interiore ed esteriore negli ambienti famigliari nei quali si è costantemente “tirati per la maglietta” in molteplici direzioni, affaccendati – anche fin troppo! – in piccole o grandi tirannie del pensiero che richiedono di essere sbrogliate.

Il gancio della Natura

Il minimo comun denominatore che mi ha permesso di aprirmi a tutto il resto, non solo lo scrivere (che, più o meno, mi ha sempre accompagnata nel corso della mia vita) ma anche il condividere, lo stare come ero in mezzo alle parole degli altri, è stata la Natura.

Sono stati giorni di vento – necessario per far volare le parole, traslarle altrove o spazzarle via.

C’è stata l’osservazione attenta del grande scenario naturale: i piccoli buchi nel terreno – umidi, dopo la pioggia -, i fiori dai colori semplici, le conchiglie: perfette rappresentazioni della sezione aurea. E poi le piume, molte piume che, quasi a guisa delle molliche di Pollicino, tracciavano un sentiero, un cammino che si mostrava per farsi leggero leggere.

Il termine gancio richiama qualcosa di ritorto e uncinato: adunco amo.

Spesso, il mondo naturale – nella sua endocrina perfezione – mostra suddette forme: a volte un ramo, un po’ più pronunciato, con le sue diverse variazioni trattiene: “fermati qua”, – dice silente – ma spesso si pensa solo al piccolo fastidio che questo può procurare.

I ganci della Natura, sono ben diversi da quelli umani. “Non farti agganciare!” – mi risuona nella mente questa frase riferita ai fenomeni relazionali dell’uomo: dinamiche di potere, di rabbia che spesso ci abborda o dalla quale ci facciamo trainare.

Ma della Natura mi piace sempre rimanerne impigliata, in questo caso non esistono preoccupazioni!

Per esempio, mi sono lasciata agganciare dai gruppi di rondini che volavano nel cielo rosa-azzurro del tramonto, guidandomi verso il mio rifugio serale.

Sin da bambina, sono sempre rimasta legata a questi uccelli dalle minute dimensioni e dal mite comportamento: le salutavo ogni sera, prima di andare a dormire, augurando, anche a loro, una buona notte. Era un piccolo rito, forse una sicurezza, per quella me bambina, che eseguivo in compagnia di mia mamma.

È, in definitiva, forse questo che la scrittura stessa fa: connette le cose, aggancia gli eventi uno con l’altro, li tesse tra di loro al fine di ottenerne diverse storie, infinite.

“E attesi sulla panchina…” disposta nel punto più panoramico del mio paesaggio interiore

Grazie a questa esperienza, ancora di più ho compreso che la scrittura è cammino e sosta insieme.

C’è un momento per andare e uno per osservare da seduti. A volte, si intersecano.

Un momento per chiedere e domandare e l’altro per farsi muti, anche le parole scritte possono diventare silenziose.

È una magia!

Allo stesso modo, com’ è alchemico il fatto di nutrirsi così tanto e così bene delle parole che si leggono e di quelle che si scrivono.

Anche in quest’ultimo schizzo che ho realizzato con il mio respiro, la china sciolta sul foglio mi ha offerto dei ganci che poi si sono trasformati in C dell’Anima: casa, cuore, cane, cicogna…

La vita è una trama scritta di semi di inchiostro fertile: tutto può germogliare.

Grazie

Sveva



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