Apologia della Cura

Ho impiegato giorni, forse una settimana intera, per riuscire a fissare Nico, il cane, in questa foto. A me piaceva un sacco avere un ricordo di lui in quella posa ma forse Nico non era della stessa opinione, visto che si accorgeva sempre quando mi avvicinavo felpata al suo sonno, destandosi stranito.

Alla fine, ci siamo incontrati in una terra di mezzo, permettendomi questo scatto.

Mi piacerebbe dare il via a questo blog tentando di relazionarmi con la cura. Perché anche le parole – principali mediatrici dell’umana comunicazione – hanno bisogno di venir scelte con cura; ciò alle volte succede, altre volte no.

L’ampio, variegato, contaminato tema della cura è qualcosa che ultimamente mi risuona molto: entra nelle mie giornate, nel mio fare quotidiano, nei pensieri del giorno, nel mio sentire del momento… E giusto ieri pensavo quanto sia facile confondere e far scivolare la cura nell’accondiscendenza.

Mi perdo nell’altro o mi curo assieme all’altro?

A partire dalla sua etimologia anche il verbo accondiscendere non suona male perché la sua origine ricorda una discesa condivisa (con qualcuno) verso qualche luogo (evidentemente in basso). Più spesso però, forse incastrato in un’accezione più moderna e frettolosa, tale verbo indica l’indursi a compiere un qualcosa in favore di qualcun altro.

In sostanza, credo che la differenza con l’azione del curare sia tutta qui; infatti, mi immagino il prendersi cura come un atto riflessivo nel senso che si riflette nell’altro diventando vicendevole e di costruttivo scambio tra due o più soggetti.

Mentre, accondiscendere si palesa nella mia mente, al contempo, come attivo per chi lo agisce e passivo per colui/colei che lo riceve. Non pare quindi esserci una corrispondenza diretta e immediata, piuttosto un susseguirsi di un prima e di un dopo, forse accompagnato anche da qualche sospiro…

La fatica della cura

Mi viene naturale contemplare una zona di fatica nell’agire la cura. Perché?

Perché trovo che il curarsi di qualcosa o di qualcuno, fosse in primis anche di se stessi (cosa difficilissima!) richiede tutta una serie di arti correlate e perfettamente accordate all’azione stessa della cura.

Mi riferisco a:

  • Arte dell’impegno;
  • Arte della costanza;
  • Arte della pazienza;
  • Arte della responsabilità.

Spesso dar vita a questa sintonia tra gli elementi fondanti citati poco sopra, richiede fatica ossia uno sforzo nell’operare, nell’agirsi dentro, immersi nella cura. Esiste, però, anche un controvalore a tutto ciò: la propria personale apertura che giunge fino alle rive di un fondersi, al fine di dissolversi, con il territorio che abbiamo intenzione di curare.

L’immagine della cura – un proposito e una conclusione –

L’immagine di Nico, il cane, che riposa esprime, a mio avviso, un grande potenziale di cura.

Si tratta di una rappresentazione perfetta nei suoi dettagli; la posa è morbida, naturale ed armonica. Sprigiona un senso di coccola, di dignità personale, di presenza in se stessi e molta commozione.

Il cane è tranquillo e si permette di sognare nel suo sonno stanco, vive un tempo-spazio confortevole, curandosi di se stesso.

La sua cura personale si espande a che a me, contemporaneamente, con il tacito permesso di osservarlo e di esplorarmi in questo tempo-spazio che si fa condiviso.

Se è vero che la cura richiede un certo tipo di fatica, è altresì certo che in tale sforzo è sempre rintracciabile la flebile vena del piacere appagato, dello stare bene dentro a uno scambio generoso.

Mi auguro che anche qualche lettore di questo primo articolo possa godere e accudire questa immagine che ho proposto. È solo una foto, in fondo, ma molto eloquente!

Infatti, è con la stessa cura che Nico infila nel suo pacioso sonno, che voglio portare avanti la condivisione di parole e riflessioni qui, in questo spazio virtuale, ma pur sempre di scambio curativo, come desidero che sia.

Grazie

A presto, Sveva

Una risposta a “Apologia della Cura”

  1. Hai descritto benissimo il senso e mi hai fatto gioire con l’ immagine meravigliosa del tuo cane.
    Di questi tempi c’è bisogno di cura, tanto bisogno. E scrivere poi é certo una forma ti auto-cura e anche di cura per gli altri.
    Quindi grazie. 😘🙏

I commenti sono chiusi.



scrivimi
Copyright © All rights reserved. Stefano Borghini Design